Ai confini della libertà individuale: scelte di fine vita e diritto

Riassunto della relazione d’ospite da parte di Lucia Busatta il 07.06.2022 nell’ambito della lezione Diritto costituzionale I di prof. Esther Happacher

Il 7 giugno Lucia Busatta, ricercatrice presso il Dipartimento di Biologia Cellulare, Computazionale e Integrata dell’Università di Trento ha tenuto una lezione d’ospite sulle scelte di fine vita e diritto nella prospettiva italiana.

Le scelte di fine vita consistono nelle facoltà che vengono riconosciute a una persona di prendere decisioni su come porre fine alla propria vita. La tematica è oggi oggetto di discussioni accese, anche nella prospettiva di una morte dignitosa. In questo contesto, Lucia Busatta ha ribadito l’importanza del linguaggio e della chiarezza, rigorosità e precisione terminologica nel diritto in generale e nell’ambito delle scelte di fine vita in particolare.

Percorrendo le tappe giurisprudenziali e legislative nell’ordinamento italiano a riguardo delle scelte di fine vita, la relatrice si è soffermato sul diritto al rifiuto delle cure, già previsto nell’art. 32 Costituzione, ma a lungo non effettivo per mancanza di una legge che definiva i criteri per l’effettivo esercizio di questo diritto. Alla domanda se una persona potesse anche rifiutare trattamenti che la tenevano in vita, è stato risposto in modo affermativo con la sentenza riguardante Piergiorgio Welby (2007). La prosecuzione del diritto al rifiuto delle cure si riflette nelle disposizioni anticipate di trattamento (c.d. DAT) che disciplinano il consenso a o il rifiuto di certi trattamenti per il momento di un’eventuale futura incapacità di autodeterminarsi e le quali, assieme al rifiuto delle cure, hanno trovato una loro regolazione nella legge 22 dicembre 2017, n. 219.

Rimangono comunque ancora senza disciplina legislativa altri aspetti delle scelte di fine vita. In particolare, sull’assistenza al suicidio, ovvero l’auto-somministrazione di un preparato di farmaci con aiuto esterno, è in discussione un disegno di legge al Parlamento a seguito delle due note pronunce della Corte costituzionale sul caso Cappato-Antoniani (n. 207/2018 e n. 242/2019). Infine, è ancora priva di disciplina normativa la c.d. “eutanasia” che richiede l’intervento da parte di un terzo per la somministrazione di un farmaco. Recentemente è stata dichiarata inammissibile la richiesta di un referendum sull’abrogazione di una parte dell’articolo interessato del Codice penale sull’omicidio del consenziente. Secondo la Corte, in caso di abrogazione, non sarebbe stata garantita la tutela minima del diritto alla vita.

Una discussione vivace ha concluso l’intervento della relatrice d’ospite.

©Sophie Mair

 


 

 
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